mercoledì 16 luglio 2008

20° ANNIVERSARIO ESPLOSIONE FARMOPLANT

Contributo alla discussione di Simone Ortori

Associazione "17 Luglio 1988"
Associazione "Figli della Farmoplant"

Sono passati vent'anni, da Non dimenticare.
Oggi sono esattamente vent'anni dall'esplosione del serbatoio di Rogor alla Farmoplant di Massa. Un giorno che merita di essere ricordato, anche in modo ufficiale, per questo proporrò al consiglio comunale di istutuire una giornata del ricordo per questa data.
Un ricordo che deve necessariamente attualizzare quella straordinaria e drammativa stagione di lotte sociali e battaglie civili, poichè la questione delle nocività dentro e fuori i luoghi di lavoro è tema quanto mai urgente, ancora oggi, per tutto il nostro territorio.
In collaborazione con gli assessorati alla Cultura della Provincia e del Comune, che ringrazio, sto lavorando alla seconda edizione del libro "Figli della Farmoplant" che mi auguro possa essere al più presto a disposizione di coloro che non hanno potuto, causa esaurimento copie, avere la possibilità di leggere la prima edizione.
Invio ai quotidiani locali un commento come contributo a eventuali articoli sull'argomento in occasione del ventesimo anniversario:
La mia ricerca è un umile contributo a quello che vuole essere un percorso collettivo di salvaguardia della memoria storica del nostro territorio.
Io sono solo un paziente scrivano che ha avuto la costanza di ricucire pezzi e frammenti di fatti storici, nella speranza di fornire una ricostruzione comprensibile e viva.
Vi parlo come autore di un libro che presenta il suo lavoro.
L’idea di una ricerca sulla Farmoplant è stata alimentata da due fattori: il primo era quello di dare risposta alla domanda che il 17 luglio 1988 mi ero posto rispetto alla rabbia ed alla paura che vedevo nella popolazione “sfollata” a San Carlo Terme, io bambino non potevo capire quei volti, io adulto ho tentato di dare a quei volti una memoria scritta.
Il secondo elemento che mi ha portato alla ricerca è più squisitamente politico: capire il perché la nostra terra ha dovuto subire quel tipo di presenza industriale, andare a ricercare i passaggi storici che ci hanno consegnato alla compagnia Montecatini prima ed alla multinazionale Montedison poi, senza dimenticare che quella della mobilitazione contro la Farmoplant a Massa è stata innanzitutto una grande contraddizione operaia. Contraddizione che ha visto un intero tessuto sociale sgretolarsi e ricollocarsi su posizioni che, rovesciando la scala delle priorità, affermavano la centralità della lotta per la salute contro un certo tipo di sviluppo industriale che era divenuto insostenibile ed incontrollabile.
La ricerca ha un andamento cronologico: dallo smantellamento dei vecchi reparti (1972) alla definitiva chiusura (1988), trova la spina dorsale delle proprie fonti nella consultazione di tutti gli articoli della cronaca locale del Telegrafo (poi Tirreno) e della Nazione di quei 16 anni.
Nel testo sono stati direttamente citati 435 articoli.
Essendo il mio libro un pezzo della storiografia che mi auguro sempre più articolata in futuro sulla questione della presenza Farmoplant a Massa vorrei, ma questo è un mio desiderio e nulla più, che esso diventasse veicolo di confronto e di dibattito storico più che strumento di critica politica.
Mi permetto di avere questo obiettivo perché ritengo che i torti e le ragioni siano stati scolpiti nella storia del nostro territorio: le ragioni erano di coloro che ritenevano doveroso opporsi alla Farmoplant poiché incontrollabile ed altamente pericolosa ed i torti appartenevano a chi pensava di poter controllare e dirigere ciò che non poteva essere, a mio avviso, né controllato, né diretto.
Non si può parlare di vincitori e di vinti poiché questo territorio ha perso nel suo insieme nella misura in cui ha il meno gradito dei primati: quello legato alla malattie derivanti dall’inquinamento chimico.
In tutto questo vi deve essere la voglia di andare oltre e di recuperare ad una necessaria unità civile, rispetto alle nuove battaglie contro le nocività e le degenerazioni dell’odierno sviluppo industriale tutti coloro che desiderano combattere una battaglia comune e stare dalla parte della ragione, oggi.
Vi segnalo alcuni passaggi e capitoli del libro che ritengo importanti e sui quali vorrei si sviluppasse critica e dibattito storico.
Il capitolo sulla formazione della zona industriale lo ritengo centrale poiché delinea il tratto di perenne insufficienza della nostra imprenditoria, gettando le basi per una “economia locale assistita”.
Gli "accordi di Roma" sono il frutto di mesi intensi di scontri e trattative, vi invito a leggere con particolare attenzione quelle pagine poiché è mio desiderio capire ancora parecchie dinamiche di quelle giornate, dai particolari della grande assemblea operaia tenutasi presso la mensa della Farmoplant nell’Ottobre 1980, ai due rifiuti dell’azienda opposti alle mediazioni offerte dal Comune, all’occupazione dei binari e la firma del Ministro Aniasi, alle cariche alla popolazione lungo viale della Stazione.
Tutta la questione dello smaltimento per conto terzi dei rifiuti va approfondita perché in esso io vedo il vero profitto dello stabilimento, il tentativo di fare diventare la piana delle apuane la pattumiera d’Europa, il punto di cedimento massimo al volere Farmoplant ma anche al tempo stesso la sua definitiva rottura con un territorio che si sentiva umiliato e violentato.
La lotta per il referendum a mio avviso, meriterebbe di essere collocata, all’interno della grande stagione dei diritti civili assieme alle mobilitazioni contro il nucleare e agli altri due referendum che si erano svolti in Toscana: quello di Piombino e di Rosignano.
Con il referendum la sfida del consenso cittadino spazzava via un intero arco politico ed affermava nuove priorità di sviluppo.
Sono state seguite?
Questo è già argomento per un altro dibattito!

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