domenica 23 novembre 2008

ciao Sandro!


Il centro sociale La Comune rende omaggio a Sandro Curzi, indimenticabile figura della sinistra italiana.
SANDRO, IL RISCATTO DEL GIORNALISMO.
Un ricordo di Alessandro Cardulli
Sandro, il riscatto del giornalismo. Il ricordo di Alessandro CardulliC’è Sandro? E Sandro c’era sempre. Dibattito, comizio, congresso, manifestazione, era sempre lì, in prima fila. Arrivava puntuale, a volte quando la sala era ancora semivuota, teneva banco, come era sua abitudine, parlava con amici e compagni. Gli leggevi in volto la sofferenza. Non poteva più essere quello di prima. Quello che prendeva un microfono, parlava a braccio. Non l’ho mai visto con un appunto, con i foglietti scritti. A volte diceva cose scomode per tutti, anche per il suo partito, per Rifondazione comunista, dove era approdato dopo una vita trascorsa nel Pci. Le sue osservazioni erano sempre acute, intelligenti, critiche. Qualcuno lo ha definito un comunista anomalo proprio per questo suo “vizio” di dire ciò che pensava. Per me, che l’ho conosciuto a metà degli anni sessanta, invece rappresentava il “vero” comunista, quello che pensava con la sua testa, dava battaglia per affermare le sue idee. C’è Sandro? Si c’è. Significava che la malattia non aveva ancora vinto. Che lui combatteva. Le ultime grandi manifestazioni sono state per lui una boccata di ossigeno. L’ho incontrato a Piazza della Repubblica.

Tanti giovani, i precari, la lotta per il lavoro. Stava partendo il grande corteo della “ripresa”. Ottobre, dopo la travolgente sconfitta elettorale di Rifondazione e le forze della sinistra antagonista. Mi aveva detto: “Vedi che ci siamo ancora. Questi giovani ci dicono tante cose, a questo nostro partito così diviso”. Ci siamo abbracciati come tante altre volte. Ci siamo lasciati. “Non ce la faccio a camminare, ma non potevo mancare. Poi ci sentiamo”. Ci eravamo sentiti quando gli avevo chiesto di partecipare ad un dibattito sull’informazione che tenevamo alla Festa di Liberazione di Roma. Si era prima accertato che non fosse una “festa di parte”, mi aveva detto, ma del partito. Lo avevo assicurato e mi aveva detto che faceva di tutto per essere presente. Non ce la fece. Gli chiesi di mandarci due righe. Mi prese in parola. “Scusatemi se non posso partecipare. Sono con voi”. E’ stato l’ultimo contatto con Sandro. Oggi ricordarlo mi costa fatica. Perché so già cosa diranno in tanti. Anche chi per anni lo ha attaccato duramente, in modo vergognoso talora.

Sandro, con il “suo” Tg3 è parte della storia della nostra televisione. Quel telegiornale qualcuno lo definì “telekabul”. Non se la prese. Sapeva quanti apprezzavano lo stile nuovo, un modo diverso di fare informazione. Ci siamo conosciuti nei momenti più duri della storia d’Italia, quando “L’Unità” era un punto di riferimento fondamentale per milioni di italiani. Lui, partigiano quando non aveva ancora quindici anni, poi giovane comunista, l’esperienza di “Nuova generazione”, il suo rapporto con i “grandi” del Pci, Enrico Berlinguer in particolare. Sandro era l’uomo macchina dell’Unità.

Ma “usava” il giornale fondato da Antonio Gramsci anche come uno strumento politico fondamentale per il Pci nel tessere rapporto con le altre forze politiche. Leggo le biografie, i “coccodrilli,” come si usa dire in gergo, che le agenzie di stampa hanno cominciato a diffondere appena è arrivata la notizia della sua morte. Tutte cose vere che a me fanno rivivere rapporti umani, politici, soprattutto di lavoro per tanti insieme all’Unità. Manca però qualcosa della vita e della attività di Sandro che ritengono la più importante. Il giornalista Curzi è stato colui che ha dato impulso, forza, al riscatto del giornalismo italiano. Il primo fra i giornalisti comunisti a rendersi conto di quanto fosse importante l’informazione, di quanto la democrazia italiana soffrisse per la mancanza di pluralismo, di autonomia. I giornali erano una massa grigia, informe, ancor più grigia e informe la televisione. Ma il Pci si limitava ad occuparsi, attraverso una commissione di lavoro, della “stampa e propaganda”. Stampa era quella edita dal partito. Propaganda era la risposta, un granello di sabbia nel deserto informativo che avvolgeva i comunisti. Sandro capì, intuì, che bisognava aprire un fronte di lotta proprio nel mondo del giornalismo.

Anche i compagni dell’Unità non credevano, allora, che fosse possibile aprire varchi fra i giornalisti “borghesi”. Sandro con pochi altri mise in moto i suoi “contatti” con giornalisti socialisti, democristiani di sinistra. Nacque così il Movimento dei giornalisti democratici e così fu vinto dalla corrente di Rinnovamento sindacale il congresso della Federazione nazionale della stampa. Da lì, da Sandro, che nell’organizzazione sindacale rappresentò un punto di riferimento per tanti di noi nasce quello slogan che anche oggi non ha perso il suo valore: “Il diritto dei cittadini ad essere informati e il diritto dei giornalisti ad informare.” Oggi che Sandro non c’è più ricordiamo questa sua straordinaria capacità di essere comunista e democratico. Diceva lui, che “ queste due parole sono una cosa sola”.
Roma, 22 Novembre 2008

1 commento:

Anonimo ha detto...

sandro curzi è stato un grande militante comunista ma, ancora prima un giornalista serioe capace di andare al cuore della notizia.

un grande abbraccio